TEMA / LA QUESTIONE
di B.S.
L’estate del 2015 rimarrà nel ricordo come quella in cui gli abitanti dell’Europa compresero che i migranti non li avrebbero più abbandonati. La fila che si ingrossava sempre più, visibile perfino dal satellite, che passo dopo passo si avvicinava a un confine e che quando era respinta ripassava a un altro, ma non spariva, anzi prendeva le bandiere dell’Europa e chiedeva attenzione, non si può dimenticare. Sempre in quell’estate appena alle nostre spalle fu chiaro che bisognava pensarci su, sui migranti, che la questione non si risolveva con le chiacchiere con le colf e le badanti che sono nelle nostre case. E neppure con la solidarietà di cuore, con i buoni sentimenti. Che non solo era una questione politica, ma ci voleva una politica. Non che non si sapesse, ma si lasciava correre. Non certo dalle parti di Salvini, o di Marine Le Pen, come di tutti i partiti europei di estrema destra che sull’odio per gli stranieri hanno costruito la loro fortuna. Uno di loro ha appena vinto le elezioni, in Polonia. Farà buona compagnia all’Ungheria di Viktor Orban.
Insomma, volevamo parlarne, noi di Leggendaria. Ci siamo prese il lusso di non parlare di donne, per una volta. Abbiamo guardato la questione nel suo insieme. Proponiamo quindi un quadro di riferimento. Soprattutto abbiamo scelto di raccontare storie. Di ascoltarle. Non si dovrebbe mai dimenticare, qualunque sia l’età, le condizioni, la provenienza, che i migranti sono persone che hanno subito una perdita. Hanno lasciato tutto. La casa, gli affetti, l’origine. Di solito è più facile non pensarci. E abbiamo scelto di dire di quella rete di attività, progetti, soluzioni che sono vive in tutta Italia. Luoghi come il Baobab a Roma, che in totale solitudine, sulla base di puro volontariato, ha fornito assistenza e accoglienza in questi mesi in una città diffidente, provata dalle rivelazioni di Mafia Capitale, che mostrano come anche le cooperative sociali possano essere fonte di corruzione e arricchimento. I migranti, le migranti entrano nelle nostre case, nelle nostre vite. Non sempre ci si capisce, ma è sempre possibile riprovarci.